Grecia
Grecia Classica
I greci, leggevo in un articolo, sono tra i popoli che più vanno orgogliosi della loro cultura millenaria.
Appena arrivi ad Atene, forse un poco capisci perché: cammini dentro la storia, da ogni punto della città sollevi lo sguardo e vedi l’akropolis, con i suoi templi e il partenone che si erge con le sue colonne. Atene è la città che ha dato i natali a Platone, Aristotele, Socrate, ha forgiato il pensiero umano e creato i fondamenti della civiltà occidentale.
Non c’è solo la storia, Atene è anche una città moderna con tante contraddizioni, tanta povertà e ricchezza sfrenata che convivono sfiorandosi. Il tempio di Efesto fa parte della nostra prima passeggiata esplorativa, il pomeriggio del nostro arrivo. Il tempio, ubicato su una delle tante colline che circondano la città, ha la copertura ancora incredibilmente integra, e le colonne sono in perfetto stato di conservazione. Si arriva, volendo, dalla collina di Filopappo, da dove si gode di una bellissima vista al tramonto sulla città e sull’akropolis. Vaghiamo senza meta, come si addice ad un arrivo, guardandoci intorno per vedere e capire una cultura diversa dalla nostra sia pur contemporanea. La sera usciamo per cercare qualche ristorante, anche se è novembre e ci sono pochi turisti, Atene è pur sempre una città che con la cintura raggiunge i 4 milioni di abitanti, ed il fine settimana è strapiena di gente che passeggia ed affolla i locali, soprattutto nei quartieri di Plaka e Monastiraki, tra i musicisti per strada e numerosi gatti perfettamente in simbiosi con gli umani.
Tzaziki e moussaka li trovi sempre ovunque, così come la feta saganaki o lo yogurt greco e la carne, i souvlaki, la moussaka, i dolmades. La prima tappa, comunque, non può che essere verso il museo archeologico nazionale, con le sue numerose statue e i fregi dei templi, il tesoro di Atreo con un incredibile corredo funerario e la famosissima maschera attribuita ad Agamennone, di foggia molto elaborata e completamente in oro zecchino, i bronzi, le ceramiche. Trascorriamo tutta la mattinata inebriandoci di classicità, e sulla via del ritorno passiamo per Exarchia, il quartiere anarchico da cui partono la maggior parte delle proteste della capitale, nelle battaglie per la casa, contro il governo o contro i privilegi. Il quartiere è controllato in ogni angolo da polizia in tenuta antisommossa, i muri colorati di graffiti e scritte in greco che inneggiano alla ribellione.
Il giorno dopo saliamo all’akropolis. Entrando dai Propilei ti emoziona il solo accedere, tra la maestosità delle colonne e le sensazioni che suscita un luogo così colmo di storia.
All’interno si è accolti dal tempio di Atena Nike subito a destra, mentre a sinistra a metà della spianata, dall’Eretteo sorretto dalle cariatidi, e sul retro dal tempio dedicato a Poseidon.
Il vero spettacolo, il Partenone, si trova a destra, una grandioso tempio dedicato ad Atena, la dea della Sapienza.
Scesi dall’Akropolis, ci rechiamo a visitare il suo splendido museo, opera avveniristica dell’architetto Bernard Tschumi, con all’interno i vari fregi del Partenone (senza quelli sottratti dagli inglesi che si trovano al British Museum), e numerose statue di una bellezza sconcertante, meravigliosamente esposte ed illuminate (su tutte le Cariatidi originali dell’Eretteo). A cena in una della tante taverne ateniesi, mangiamo baccalá fritto e moussaka, i prezzi sono bassi forse perché siamo a novembre.
Il mattino dopo si parte presto, ci attendono 450 km per arrivare a Kalambaka, dove si trova il secondo sito più visitato della Grecia: le Meteore.
Ma sulla strada visitiamo il sito di Delfi, dove si trova il tempio di Apollo e l’Omphalos, l’ombelico del mondo dove la Pizia, interrogando l’oracolo, dava le risposte a chi andava a chiedere responsi.
Proseguiamo verso le meteore, rocce ciclopiche che si ergono verticali per centinaia di metri. Sulle sommità di molte di queste si trovano dei monasteri ortodossi, e la vista d’insieme delle rocce ciclopiche e dei monasteri, crea una visione surreale molto suggestiva che riporta ai racconti fantastici ed ai fumetti di Kaza. Anche se il tempo non ci aiuta, riusciamo a trovare degli attimi in cui la nebbia, diradandosi, ci lascia scoprire queste visioni fiabesche, dal basso delle strade e dall’alto dei monasteri che raggiungiamo scalando centinaia di scalinI. La vista da lassù è straordinaria, i monaci chiedono un obolo di ingresso che paghi con molto piacere per godere di tale spettacolo. L’albergo è molto bello e le due ragazze della reception si prodigano per farci stare al meglio.
Il mattino successivo partiamo per Micene, l’antica città degli Achei risalente al II millennio a. c., con le sue mura ciclopiche e la porta dei leoni, il più antico bassorilievo d’Europa. Siamo ad oltre 400 km dalle Meteore, nel Peloponneso stavolta.
Ubicata di fronte all’antica città di Micene, visitiamo la tomba di Agamennone, dove è stato trovato il tesoro di Atreo conservato al museo archeologico di Atene.
La forma della tomba ricorda i nostri pozzi sacri dei nuragici, con due muri che introducono ad una grande cella con la volta a tholos perfettamente conservata.
La sera dormiamo a Nauplia, una bella città fondata dai veneziani che è stata la prima capitale della Grecia indipendente. Da Nauplia, arriviamo ad Epidauro, con il suo magnifico teatro greco realizzato nel 350 a.C. su progetto dell’architetto Policleto il Giovane. Malgrado non manchino testimonianze di edifici dell’epoca, come i teatri di Eretria, Delo, Priene, nessuno eguaglia per perfezione e armonia di proporzioni l’architettura di Epidauro, capace di contenere 14.000 spettatori. Per non parlare dell’eccezionale acustica ottenuta soltanto su basi empiriche.
Da Epidauro giungiamo a Monemvasia (Malvasia), una minuscola penisola con la cittadella arroccata su un fianco visibile solo dal mare. Si accede attraverso un istmo che porta fino alla porta della cittadella, da cui si può proseguire solo a piedi. Una simpatica signora greca ci conduce con la nipote al nostro piccolo e meraviglioso alloggio, dopo un vero e proprio trekking verso l’ultima schiera di costruzioni nella parte alta della cittadella. Oltre noi solo la falesia, con le mura a protezione dagli assalti degli ottomani su ogni lato. Monemvasia è un luogo senza tempo, perfettamente recuperato dall’oblio, con numerosi vicoli e corti, piante di ulivo e muri in pietra del luogo, bar che servono souvlaki e birre greche, vini bianchi secchi di malvasia, piazzette bianche di calce e un numero incredibile di gatti che scorrazzano in ogni dove.
Al mattino il risveglio è allietato dalla vista del mare, il solo rumore percepibile è quello della risacca.
Lasciamo a malincuore Monemvasia, per dirigerci verso Areópoli, un delizioso borgo di bianco calcare che merita una passeggiata nel suo centro storico, e la successiva Kardamily. Da qui, dopo aver trascorso la notte, percorriamo una bellissima strada all’interno di gole altissime e strapiombi, gallerie scavate nella roccia, boschi di conifere, all’interno del monte Taigeto fino ad arrivare a Mystras, con la sua splendida città vecchia costruita dai bizantini e messa a ferro e fuoco dai turchi, patrimonio mondiale Unesco dal 1989. All’interno delle mura una città di grande fascino evoca la grandezza bizantina, con fortilizi e monasteri ancora abitati dalle monache (Pantanassa e Peribleptos), chiese ortodosse ed affreschi conservatisi incredibilmente fino ad oggi. Usciamo dalla città vecchia per dirigerci verso il paese moderno fuori le mura, dove dormiremo per la notte in una locanda, che ci prepara la cena e la colazione il mattino dopo.
Ripartiamo per raggiungere Stemnitsa tra le montagne, attraversando Sparta di cui nulla è rimasto dell’antica grandezza.
Affidandoci al navigatore ci addentriamo in strade molto strette nel pieno della campagna greca, dobbiamo raggiungere i 1000 metri di altitudine e il meteo non ci assiste. Arriviamo comunque prima a Stemnitsa e successivamente a Dimitsana, due splendidi Borghi di montagna completamente in pietra, con locali e ristoranti; il nostro albergo è molto bello ed accogliente, nevica un poco. Un’ottima taverna che offre cucina greca sarà il nostro punto d’appoggio per il pranzo e per la cena, qui assaggeremo un ottimo formaggio di pecora della regione dell’Arkadia.
Il mattino dopo, finita l’ottima colazione nel nostro hotel, decidiamo di avventurarci verso il monastero di Prodromou, attraverso una strada stretta e con numerosi tornanti in quota. Arrivati nel fondo della gola, un trekking ci porta sotto il monastero, abbarbicato sulla parete della cengia in sospensione. È una vista spettacolare, e lascia presagire una vita non facile per i tre monaci che vi abitano, dediti ad attività di mera contemplazione all’insegna della frugalità più sincera, e la compagnia di numerosissimi gatti.
Lungo il percorso verso Olimpia, il luogo dove nacquero i giochi da cui han preso il nome, possiamo tristemente assistere alla distruzione di un intero territorio, annerito e carbonizzato dagli incendi estivi. È un ambiente spettrale, ed arriviamo a Olimpia con l’animo in tumulto.
La città olimpica è spettacolare, la palestra, le terme, lo stadio, il tempio dedicato a Zeus, sono perfettamente intuibili nonostante i crolli dovuti alle invasioni ed ai numerosi terremoti del passato.
Anche il museo archeologico dei ritrovamenti di Olimpia è meraviglioso, con la ricostruzione integrale delle statue e dei fregi dei frontoni e dei laterali del tempio di Zeus meravigliosamente esposti ed illuminati.
Il giorno dopo andiamo per monti, restando sempre nel Peloponneso ma verso nord, in direzione di Kalavrita. Lungo la strada ci fermiamo per visitare la grotta dei laghi, una voragine carsica con stalattiti e stalagmiti in continuo movimento formativo. Proseguendo arriviamo a Kalavrita, un delizioso paese dedito alle attività invernali: escursionismo, sci, arrampicata. Ma noi siamo lì per il treno a cremagliera, che ci porta attraverso la gola di Vouraikos verso il paese di Diakopto, sul mare. Il percorso si snoda su strapiombi incredibili, con le rapide su un lato nel fondovalle, tra alberi di ogni tipo ed una flora rigogliosissima. Un percorso davvero emozionante che ci riporta poi indietro a Kalavrita, dove alloggeremo per la notte in un bell’hotel in pietra.
L’ultima tappa è Capo Sunio, un promontorio situato sulla punta meridionale dell’Attica a circa 69 km da Atene. Su di esso si trovano, in posizione suggestiva, i resti di un tempio greco dedicato a Poseidone, e di un secondo tempio dedicato ad Atena, di cui sono però conservate solo le fondamenta. Il sito è meraviglioso, si intravedono le numerose isole greche all’orizzonte, il vento sferza le piante e il tempio, che i marinai riconoscevano fin dall’antichità per il bianco abbacinante delle sue colonne.
Per chi fosse ancora convinto che la Grecia significhi solo isole e mare, sappia che esiste una Grecia continentale altrettanto bella, con luoghi remoti visitabili quasi in solitudine nella bassa stagione, con numerosissimi ulivi disseminati su tutto il territorio (forse su questo una critica si potrebbe persino fare: aver assottigliato all’inverosimile la biodiversità e aver creato una monocoltura). I paesi di montagna sono un incanto, la loro conservazione è eseguita con criteri di estrema serietà e sobrietà. L’archeologia del periodo classico greco è esposta benissimo, organizzata e conservata in maniera egregia, andrebbe forse segnalata un poco meglio. La cucina è ottima, la colazione forse la migliore che abbia mai trovato. Tutti, dai bambini agli anziani, parlano l’inglese. Le coste, come ovunque, hanno subito l’attacco forsennato della speculazione edilizia.
Forse un giorno ci rivedremo, magari per esplorare il nord con passaggi in Bulgaria e Macedonia.