Napule è
Mentre stai per arrivare alla Stazione Garibaldi provenendo da Capodichino, inizi a percepire la velocità e la frenesia della città più schizofrenica d’italia.
Lo shuttle è incredibilmente puntuale e soprattutto economico, particolarità che riscontreremo in numerosi altri caratteri della napoletanitá, non solo dei trasporti. Sta di fatto che un biglietto cumulativo per l’intera giornata su qualsiasi mezzo di trasporto pubblico, bus e metro, costa soli 3 €, cosa vista solo a Berlino, ci par di ricordare. L’autobus ci porta in via Toledo, nel centralissimo B&B in cui alloggeremo durante la nostra permanenza napoletana, su un fianco dei meravigliosi quartieri spagnoli e ad un tiro di schioppo dalla galleria Umberto e da Piazza Plebiscito.
La numerazione stradale é il primo dei misteri in cui ci imbatteremo, e che ci faranno perdere un tempo notevole nella ricerca della nostra casa (il numero pari, semi cancellato, il 306, stava dalla parte dei numeri dispari).
Piove, governo ladro, lontano da questa città se non nella presenza di polizia e carabinieri nella sola via Toledo, come se le vie degli altri quartieri appartenessero ad un altro luogo. Nonostante l’aria umida, ci immergiamo appena arrivati, nella cucina più buona d’Italia in una trattoria consigliataci da Mimmo, il proprietario del B&B, proprio sotto casa e che ci delizia con una spigola all’acqua pazza con contorno di friarielli e una calamarata sale e pepe con contorno di zucchine alla scapece.
Il mattino successivo visitiamo la reggia di Capodimonte, residenza dei Farnese e di una delle opere più famose di Lorenzo Merisi, detto il Caravaggio: la flagellazione del cristo (guardando l’opera capisci perchè la luce, dopo il Caravaggio, non è stata più la stessa). Il pomeriggio la funicolare da Via Toledo ci porta verso il Vomero, un meraviglioso quartiere su una delle zone alte di Napoli, con una splendida vista del golfo dal belvedere del castello di Sant’Elmo, e una visita alla Certosa di San Martino con il suo splendido chiostro.
In tema di cucina, la sera da ‘Ntretella assaggiamo la genovese (pasta con ragù d’agnello con cipolle), una bufala campana e a chiudere una pastiera napoletana. Il vino era un aglianico, rosso campano.
Il giorno dopo al mattino, il centro storico di Napoli si apre alle sue meraviglie: da via San Biagio dei Librai accediamo alla Basilica di Santa Chiara con uno dei più bei chiostri mai visti, con maioliche ovunque e piante a corredo di un portico quadrilatero; alla Cappella di San Severo, si trova dal mio punto di vista, una delle opere scultoree più complesse ed affascinanti su cui si siano mai posati i miei occhi: il cristo velato (un cristo adagiato cadavere su un giaciglio, con un velo che si disegna sul suo corpo, talmente realistico e con tale dovizia di particolari, pieghe e parti anatomiche sottostanti, da sembrare vero); al piano inferiore vi si trovano le macchine anatomiche, ovvero dei corpi su cui si narra che il principe di Sangro inoculò un liquido per la loro conservazione. Ancora oggi i due corpi si trovano in perfetto stato, con i cuori e il sistema venoso intatto.
Nel pomeriggio un treno regionale ci porta alla Reggia Caserta, un complesso monumentale costruito alla fine del 1700 per ospitare i re di Borbone, dichiarato patrimonio mondiale dell’umanità dall’UNESCO e con i giardini ed il parco, comprese fontane e laghi artificiali, più vasti di quelli della reggia di Versailles. Il palazzo é di una grandiosità e di uno sfarzo da lasciare inebetiti, in palese contrasto con lo stato di degrado in cui versano diverse sale, e con la scarsa professionalità degli addetti al controllo dei visitatori, tra telefoni che squillano e chiacchiere sguaiate.
La sera, la pizza di Starita ci rimette in pace col mondo, dall’incredibile sapore e una leggerezza che sappiamo non poter trovare neppure lontanamente paragonabile da noi.
Il giorno dopo visitiamo il più grande sito archeologico al mondo: Pompei. Il fascino che emana la città distrutta dal Vesuvio nel 79 d.c. é indescrivibile, con le numerose vie un tempo percorse da carri, animali e persone, con il gigantesco foro romano, le terme affrescate, il lupanare, le ville patrizie, la casa del fauno. La sera percorriamo a piedi il lungomare Caracciolo, che ci porta sull’isoletta del Castel dell’ovo, sul cui fianco si trova il Borgo Marinaro, con numerose barche attraccate e deliziosi ristoranti che si affacciano sulla darsena.
La linea 2 della metropolitana ci porta a Pozzuoli, dove ci rechiamo per far visita alla solfatara, all’interno di una valle che lascia capire trattarsi di un vulcano. Pur essendo spento, alcuni soffioni che spandono nell’aria un forte olezzo di zolfo, rendono il luogo surreale e molto caldo, fuoriuscendo l’aria dalle viscere della terra a 150 gradi.
Tornati a Napoli la nostra direzione sono le Catacombe di San Gennaro, nel quartiere di Sanità. Grazie ad un lavoro certosino di recupero e di illuminazione degli ambienti, le catacombe sono uno dei siti più affascinanti della città, creano lavoro specializzato per i ragazzi del quartiere, valorizzano dei luoghi tradizionalmente svantaggiati.
La linea circumvesuviana ci porta a Sorrento, dove noleggiamo un’auto per visitare più agevolmente la costiera amalfitana. Così dalla città partiamo alla volta di Positano, borgo costiero abbarbicato a picco sul mare e decantato in numerosi film e libri, meta privilegiata di inglesi e americani. Una quantità incredibile di coltivazioni di limoni, ci fa capire l’importanza che l’agrume assume per l’economia del luogo, riflettendosi sull’artigianato e sulla cucina.
Incontriamo Praiano e Amalfi, dove ci fermiamo a sostare per la notte. Sono visibili i segni di una passata grandezza marinara, e un perfetto stato di conservazione dei bastioni e della parte vecchia della città. Una breve visita é d’obbligo a Ravello, ubicata sulle colline, dove visitiamo Villa Ruffolo, una splendida costruzione affacciata sul Golfo. Ravello é sede di un importante festival jazz.
Il mattino dopo di nuovo in marcia, verso Paestum, troviamo Minori, Maiori, Cetara e Vietri sul mare dove a causa della chiusura della strada costiera sbagliamo la rotta finendo a Cava dei Tirreni. Da qui la fantomatica Autostrada A3 Salerno – Reggio Calabria ci porta verso Battipaglia e successivamente a Capaccio, in pieno Cilento.
I numerosi caseifici ci fanno capire che ci troviamo nella patria della mozzarella di bufala, che se non si assaggia nel luogo di origine non si potrà mai capire quanto possa essere buona, saporita, cos’altro?
Ma la nostra meta per ora é Paestum, il meraviglioso sito della Magna Grecia in uno stato di conservazione sorprendente. Dedicata a Poseidone dai suoi fondatori, la città possiede ancora ben riconoscibile il foro romano, sovrappostosi sull’agora, e tre splendidi templi dedicati a Hera I (detto Basilica di Paestum), ed Hera II (o di Nettuno), ed un altro dedicato ad Athena (in precedenza di Cerere), tutti dell’ordine dorico.
La sera ci porta al luogo dove dormiremo, Casale Giancesare, nella campagna cilentana e di altissimo valore architettonico.
La sera su consiglio della proprietaria del casale, ci rechiamo a cena ad Agropoli.
Il mattino dopo ripercorriamo la A3 a ritroso, ma anziché recarci subito a Sorrento, deviamo per Ercolano per visitare il Vesuvio, il vulcano che incombe su Napoli.
Un breve trekking dai 1000 metri ci porta verso una delle bocche principali, animato da numerosi visitatori di ogni parte del mondo. La vista dalla cima é bellissima, ed abbraccia l’intera città di Napoli e la costiera sorrentina, fino a Capri.
Immaginare la violenza e le conseguenze di una eruzione del Vesuvio oggi, lascia senza parole osservando la concentrazione di abitazioni che si protende sotto di noi.
Scendiamo, e torniamo a Sorrento, dove riconsegniamo l’auto e riprendiamo la circumvesuviana. Si torna ancora per un giorno nella capitale del sud, per un ultima passeggiata serale tra piazza Plebiscito e i quartieri spagnoli, fino a Chiaia ripensando allo splendido caffè bevuto al Vomero, alle contraddizioni di una città bellissima, all’accoglienza dei suoi abitanti, al disordine che sottende una logica.
Bella Napoli, e bella la Campania.