Mariolu è la mutuazione sarda della parola Mariuolo, il termine con cui i pescatori ponzesi solevano chiamare la foca monaca quando sottraeva i pesci dalle reti.
Gli abitanti del luogo, Baunei, chiamavano quelle cale Is puligi de nie, ovvero Le pulci di neve, dal colore bianco candido delle piccole pietre che ornano la battigia tra le rocce calcaree.
Quel nome poi è diventato Ispuligidenie senza spazi tra le parole, e ancora oggi viene utilizzato in questo modo, oltre che Mariolu.
Affrontiamo questo trekking, tra i più affascinanti della sardegna, ben consapevoli che si tratta di un EE, ovvero un percorso consigliato ad escursionisti esperti.
Non tarderemo a capire il perchè.
Raggiungiamo in auto l’altipiano del Golgo, a Baunei, proseguendo verso San Pietro-Cala Sisine.
Nei pressi di un ovile abbandoniamo l’auto ed iniziamo la marcia, che si snoda da subito attraverso una fitta pietraia calcarea senza grandi asperità; il sentiero è tracciato perfettamente dai volontari, incontriamo una piccola mandria di asinelli.
Dopo circa un’ora con una buona andatura, la prima sorpresa si offre alla nostra vista: un arco naturale da cui si intravede il mare e la costa fino a Cala Gonone e persino a Berchida e Capo Comino.
E’ uno spettacolo incredibile, con la pendenza che nel frattempo è aumentata considerevolmente.
A sinistra dell’arco, una porticina in tavole di ginepro immette alla seconda Iscala ‘e fustes, realizzate perfettamente dai volontari per superare dei salti che altrimenti sarebbe impossibile affrontare senza l’utilizzo di corde.
Superata la scala, inizia una discesa mozzafiato con la pendenza che aumenta vertiginosamente e con la superficie del sentiero sempre più sabbiosa e priva di aderenza.
Si fatica a stare in piedi e di conseguenza anche l’andatura è ridotta al minimo, con la concentrazione portata all’eccesso per il timore di perdere l’equilibrio, cosa che puntualmente accade.
Altre Iscalas, con corde e sostegni che facilitano il passaggio, che diventa in alcuni tratti al limite, il sentiero che si restringe notevolmente e lo strapiombo che incombe.
La vista sul fondo è spettacolare, con il mare che filtra tra le fronde di colore ora verde smeraldo, ora azzurro e turchese.
Due ore e mezzo di marcia di grande difficoltà ci porta da quota 570 m.slm. a zero, nei pressi di un vero e proprio paradiso marino. La spiaggia si protende verso nord intervallata dalle rocce, non avevo mai visto prima dei colori simili nel mare, con una limpidezza che lascia senza parole.
L’ammirazione di tale spettacolo non ci distoglie dal pensiero della risalita, che sappiamo sarà faticosissima.
Così sarà, senza possibilità di replica, con i piedi che scivolano all’indietro e non riescono in alcuni tratti a proseguire, tanta è la pendenza e la sabbia che fa perdere di aderenza le suole degli scarponi da trekking.
I miei Salomon hanno affrontato diversi gradi di difficoltà, ma questo è notevolmente superiore alle altre escursioni che ho potuto fare sino ad ora.
Paradossalmente la risalita è più breve della discesa, a riprova del fatto che una salita a volte è preferibile ad una discesa, che richiede una soglia di attenzione maggiore.
Riaffrontiamo tutte le Iscalas de fuste a ritroso, fino ad arrivare alla porta di ginepro, che rappresenta in un certo senso il passaggio all’altipiano meno scosceso.
Uno dei sentieri più belli dell’isola, ma anche uno dei più difficili, con passaggi mozzafiato su scale e gradoni di calcare, scarsa aderenza ma natura rigogliosa di macchia mediterranea ed essenze: elicriso e rosmarino su tutti, fillirea, ginepro, lecci, corbezzoli.
Consigliato ad escursionisti abbastanza esperti.